Quella di Madre M. Caterina Di Pasquale (1875 – 1959), prima superiora generale della congregazione delle Suore del Sacro Cuore di Ragusa, è una storia di ammirazione e di fedeltà. Ammirazione nei confronti della beata Maria Schininà (1844 – 1910), conosciuta fin dalla primissima infanzia, e la cui esemplarità di donna totalmente donata a Dio nel servizio delle persone più povere della sua città fu all’origine della sua personale vocazione di consacrata nella comunità religiosa fondata dalla Beata. Fedeltà al carisma di carità e di oblazione delle Suore del Sacro Cuore, una luminosa e provocatoria “parola” rivolta da Dio a una società in cui l’ingiustizia e i pregiudizi sociali sembravano impedire ogni forma di solidarietà e di promozione umana.
Entrata della nuova famiglia religiosa appena undici anni dopo la sua fondazione, avvenuta a Ragusa il 9 maggio 1889, alla morte di Maria Schininà, Madre Caterina fu chiamata dalle sue consorelle a guidarla in quella difficile transizione che ne avrebbe fatto, dall’iniziale piccolo gruppo di consacrate raccolte intorno alla Beata, un fiorente Istituto ricco di vocazioni e di opere, e in cui, soprattutto, non sono mancati straordinari frutti di santità, tra i quali quelli della venerabile suor Santina Scribano e della serva di Dio suor Nazzarena Di Pasquale.
Così, non è davvero inutile, in occasione dei cinquanta anni della morte di Madre Caterina, rievocare la sua avventura umana e spirituale, collocando nel suo contesto storico ed ecclesiale, cercando di mettere in luce le tappe del suo servizio a favore della propria famiglia religiosa nonché la ricchezza della sua fisionomia interiore. In un tempo in cui è difficile ammirare le qualità e i dono degli altri, e in cui la fedeltà appare spesso più un limite che un valore, la testimonianza di Madre Caterina può davvero costituire un invito a metterci di nuovo a scuola di quei doni di grazia, i carismi, che Dio non si stanca di offrire alla Chiesa per incitarla nella sua missione a servizio del mondo.