Circa 6000 erano i consacrati presenti giovedì 17 settembre in aula Paolo VI per incontrare il successore dell’Apostolo Pietro, Papa Francesco, anche lui chiamato e consacrato nella vita religiosa. Tra quei 6000 erano presenti anche alcune di noi, giovani Suore del Sacro Cuore di Gesù.
L’udienza del Santo Padre coronava il programma previsto per l’Incontro dei giovani consacrati di tutto il mondo, tenutosi nel Vaticano dal 15 al 19 settembre 2015. Eravamo in tanti, tutti i giorni, in fila, a oltrepassare i cancelli a sinistra della Basilica e entrare nella grande Sala Nervi per fare un’esperienza di comunione, tutti chiamati a seguire il Signore ma, secondo la fantasia dello Spirito, in diversi carismi.
È stato un incontro tra amici, tra discepoli di un unico Maestro e, in questo clima di comunione, il Papa ha risposto in particolare a tre domande rivolte dai giovani consacrati.
Nella prima è stato chiesto il Papa di condividere la sua chiamata, la sua “ora decima” di quel lontano settembre del 1953.
Il papa ha risposto facendo riferimento a una parola-chiave: memoria, la memoria della propria vocazione, il primo sguardo del Signore. «Cosa mi ha affascinato di Gesù e del Vangelo? Non so… la sua vicinanza a me: il Signore non mi ha mai lasciato solo, anche nei momenti brutti e oscuri, anche nei momenti dei peccati… Il Signore non lascia mai nessuno. Lui ci ama per sempre, ci accompagna per sempre».
La seconda domanda mirava alla missione dei consacrati nella Chiesa attuale e papa Francesco ha parlato di una voglia di evangelizzare che brucia nel cuore. «Noi non siamo una associazione di calcio che cerca soci o aderenti … Evangelizzare non è soltanto convincere, è testimoniare che Gesù Cristo è vivo. E come ti faccio questa testimonianza? Con la tua carne, con la tua vita. Se il tuo cuore brucia di amore per Gesù Cristo, tu sei un bravo evangelizzatore o una brava evangelizzatrice». E un grazie è stato rivolto in particolare alle donne consacrate: «voi siete madri, avete questa maternità della Chiesa, che vi fa essere vicine».
E, infine, la terza domanda ha toccato un tasto che si dice fare parte di questa generazione ma che in realtà fa parte della vita dell’uomo che ha bisogno di sperimentare la forza di un Dio che è Padre e che provvede sempre ai suoi figli: l’instabilità, la debolezza nell’itinerario della sequela di Cristo. A questo punto il Papa parla della vera libertà, quella che hanno mostrato di aver acquisito i grandi santi, la libertà che non viene dall’osservanza rigida della regola ma dallo Spirito che anima la vita consacrata e che le permette di essere profetica nel mondo. Le tentazioni ci sono sempre, è vero! La cultura del provvisorio è entrata anche nella Chiesa ma Dio ha inviato il suo Figlio “per sempre”, è Lui il Fedele!
Vivere un evento così grande ha riempito di gioia i cuori di noi juniores del Sacro Cuore e di tutti coloro che erano presenti. Un tesoro da custodire per poter servire e amare in un’esistenza tutta consacrata all’Amore più grande, lo stesso al quale è appartenuta e appartiene ancora la nostra Fondatrice. Fedeli ad una chiamata, vivaci custodi della fraternità e con una missione: S-VEGLIARE, PASSARE per il mondo facendo il bene!
Desideriamo davvero essere Vangelo, essere Profezia, essere Speranza nella vita di tutti i giorni, con coloro con i quali viviamo e che incontriamo nella missione particolare che ci è affidata.