È arrivato il giorno delle ceneri, inizio della nostra Quaresima! Dio ha voglia di incontrarci, di prenderci e portarci lì dove per noi è difficile arrivare, davanti alla sua Misericordia, alla porta del Perdono. 40 giorni! Non sono pochi, ma giusti per ritornare a Dio, per ritornare a noi stessi ascoltando il profeta Gioele che ci dice:
«Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti.
Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio,
perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore,
pronto a ravvedersi riguardo al male» (Gl 2,12-13)
Digiuno? Inutile sacrificio?
Proviamo a togliere qualcosa dalle nostre mense, avviciniamo il nostro cuore a quello di Dio, perché possiamo diventare affamati della sua giustizia e misericordia.
Questi sono gesti che possono diventare importanti … Gesù invita i suoi discepoli a fare digiuno nel giorno in cui lo sposo sarebbe stato loro tolto, quel giorno che per noi cristiani è memorabile e ci riporta alla morte di Cristo sulla croce. Quel giorno Gesù ha offerto il Suo Corpo, la Sua Carne e il Suo Sangue, per noi, per la nostra salvezza. Quel giorno noi ci nutriamo SOLO della sua carne ed evitiamo la carne normale, come segno di rispetto e di attenzione a quel Dono unico che è l’Eucaristia.
La pratica del digiuno a cui la Quaresima ci richiama, nasce nel giudaismo e non nel cristianesimo infatti nel giudaismo il giorno del Kippur è il giorno dell’espiazione e del digiuno. Il cristianesimo nascendo in ambito giudaico eredita questa tradizione, a partire da Gesù stesso che nel racconto dei Vangeli sinottici si è ritirato nel deserto per digiunare. Il giorno dello יֹום הַכִּפֻּרִים (yòm hakipurìm) significa “giorno delle coperture”, giorno in cui sono coperti i peccati. Il sommo sacerdote d’Israele, il 10 di tishrì, offriva dei sacrifici per coprire i peccati, sia suoi sia degli altri sacerdoti e del popolo. Ma mentre nel giudaismo si offrivano “due capri per un sacrificio per il peccato” (Lv 16,5), nel cristianesimo si pratica l’astinenza dal cibo da non confondere con altre forme di privazione (dalla Televisione, da Internet, dallo Smartphone, da I-Phone) che, seppure necessarie oggi, non ci toccano così in profondità come può fare invece il rapporto con il cibo. La mortificazione dagli appetiti deve diventare segno di qualcosa di più importante, deve essere “portare i pesi gli uni degli altri”, togliere le ingiustizie sulle spalle dei nostri fratelli avendone cura, coprire i peccati dell’altro “la carità tutto copre”. E allora se ci sarà una “ferita” aperta dentro di noi, questa si rimarginerà presto (Is 58,8).
Ma Gesù ci avverte:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini
per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa
per voi presso il Padre che è nei cieli » (Mt 6,1)
Nel segreto! Nel segreto della nostra vita, del nostro cuore, dei nostri gesti … il Padre ci incontrerà quando ci riconosceremo bisognosi di Lui, quando ci riconosceremo peccatori, quando avremo il coraggio di togliere il male che è dentro di noi e che vediamo negli altri.
Il segno delle ceneri sul nostro capo ci ricorda che il fuoco dell’amore di Dio è capace di bruciare e consumare tutto il peccato che ci lega e ci fa resistere alla grazia di Dio. Verrà sciolta ogni rigidità e resistenza se solo butteremo ogni nostra preoccupazione, fragilità, debolezza, incapacità, giudizi umani nella misericordia di Dio. Così diventeremo leggeri, liberi dai tanti peccati che diventeranno polvere! Ecco, così potremo dire di aver fatto una dieta povera di peccato! E di aver passato 40 giorni riconciliati da Dio.
Pronti? Partenza, via! Ricordando che l’astinenza dal cibo è sempre unita all’ascolto della Parola di Dio, alla preghiera e all’amore generoso verso quelli che hanno bisogno!
Santa Quaresima!