«Chi cerca trova» (Mt 7,8). Chissà se quando il Signore Gesù ha pronunciato queste parole da adulto stava pensando ai Magi, questi misteriosi viandanti, che «vennero da oriente per adorarlo» (2,1.2) nei giorni della sua nascita in questo mondo? La festa dell’Epifania completa — senza concludere — la celebrazione del Natale, ricordandoci che attraverso la sua Incarnazione, Dio non è semplicemente apparso nella storia, ma si è manifestato, lasciandoci tutta la responsabilità e la gioia di doverlo cercare e riconoscere.
Mistero
In tempi oscuri e vuoti di speranza, il profeta Isaia dice a Gerusalemme di alzarsi e di risorgere, perché la luce di Dio sta brillando sopra la sua desolazione. Così facendo, essa stessa diventerà come un sole sulla terra, verso cui marceranno in festa tutte le genti. Questa potente immagine ci ricorda che il Natale non è solo il frutto bellissimo germogliato nella terra della nostra umanità, attraverso l’accoglienza di Maria e di Giuseppe di Nazaret. La nascita di Gesù Cristo è anche una luce sfolgorante che Dio, un giorno, ha cominciato a far brillare tra le tenebre del mondo. Nella misura in cui ci lasciamo illuminare da questa luce, diventiamo a nostra volta luminosi e capaci di rivelare al mondo la Buona Notizia che Dio è con noi. Ma in cosa consiste questa luce capace di rischiarare tutta la «tenebra» che «ricopre la terra» (Is 60,2)? San Paolo, scrivendo alla chiesa di Efeso, parla della venuta di Gesù come di un mistero meraviglioso e inaspettato, che nessuno poteva immaginare. Dopo aver privilegiato per molti secoli uno solo tra tutti i popoli del mondo, Dio ha finalmente deciso di rivelare il suo infinito amore per tutti gli uomini. È una meravigliosa notizia che vuole rallegrare il cuore e la vita di ogni uomo. Ma Paolo aggiunge un’altro dettaglio: questo mistero viene rivelato agli uomini per mezzo dello Spirito: «per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero» (Ef 3,3). Dio è un amante timido e discreto, non impone il suo amore con la forza. Per questo ha manifestato la sua passione per noi senza esitazioni, ma in una forma che rimane velata, che non scavalca con violenza il confine sacro della nostra libertà.
Cercatori
Per accedere al mistero del Natale occorre dunque essere uomini e donne in ricerca. Proprio come i Magi, che in questa festa ci precedono felici e in ginocchio davanti al Bambino Re, consegnandoci un favoloso insegnamento. La loro avventura ci ricorda che per incontrare il Natale non possiamo essere persone accomodate, ma disposte a oltrepassare gli equilibri raggiunti per cercare, ancora, il meglio della vita. Inoltre, i Magi vengono da lontano non per possedere ma per donare. Ciò che li mette in cammino è il desiderio di conoscere e di incontrare. La stella è immagine della sapienza che guida il cammino dell’uomo verso la verità, la cui luce però conduce i Magi solo nelle vicinanze del Dio nato bambino. Infatti la ragione può solo intuire, indagare, immaginare questo mistero senza poterlo comprendere fino in fondo. La parte razionale deve, a un certo punto, aprirsi alla fede nella rivelazione che Dio ha voluto fare di se stesso. Per questo è necessario avere il coraggio di porre domande: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo» (Mt 2,2). Pur avendo fatto tanta strada, pur essendo persone ricche e dotte, i Magi non si vergognano di chiedere, di manifestare gli interrogativi che restano nel cuore. Non hanno paura di dire che il loro desiderio non si è ancora compiuto, che la loro vita non è pienamente felice. Il re Erode e tutta Gerusalemme rimangono invece turbati di fronte a questa ricerca. Temono che la venuta di Dio nel mondo possa ostacolare o ridurre la loro felicità. Ci sono anche i capi dei sacerdoti e gli scribi che conoscono le Scritture e offrono giuste indicazioni, ma non muovono un passo. I Magi si rimettono in cammino e al rivedere la stella provano una gioia grandissima, sicuri di non essersi sbagliati a confidare nel cammino. Arrivano infine davanti al Bambino e credono che in questa umana semplicità ci possa essere tutto ciò che stavano cercando. Non si scandalizzano, anzi offrono quello che hanno tra le mani: oro per il re, incenso per il Dio nascosto, mirra per l’uomo che dovrà affrontare la morte.
Discepoli
L’Epifania ci dice che per incontrare il Re che è nato bisogna essere viandanti, cercatori di Dio. Perché Dio non è semplicemente nato: Dio sta brillando. Eppure la sua splendida luce non è evidenza immediata, attende l’incontro con il nostro desiderio, con la nostra libertà in movimento. I Magi sono struggente icona di quella carovana di uomini e donne che lungo i secoli hanno attraversato i deserti della storia, silenziosi e ardenti di desiderio, o più semplicemente mossi dalla sete di vita, di giustizia e di verità. Con il suo Natale, Dio ci ha definitivamente cercato e trovato. Ormai è qui, è vicino; è uno di noi. Ma in qualche modo resta lontano, lontanissimo. Lo possiamo incontrare se seguiamo la stella che orienta la nostra vita, se non mettiamo a tacere il desiderio di verità, di bellezza e di bene che brucia e abita in ciascuno di noi. Chi ha smesso di cercare non conosce più la vita, né tanto meno la gioia. Si è arroccato dentro un pregiudizio, magari anche religioso; si è immunizzato dall’inevitabile fatica di scoprire e incontrare Dio, colui che restituisce il senso e il fine di ogni cosa. Solo i cercatori rimangono vivi e incontrano la verità. Perché camminano, sbagliano e imparano. Perché accettano di avere un solo nome sotto il cielo: discepoli.