…il Cuore aperto di Gesù sulla Croce da cui attinse l’amore per i “poveri dei poveri”, che contraddistinse la sua vita e la sua opera, e la forza e il coraggio per superare difficoltà di ogni genere. Una spiritualità “cardio – Cristo – centrica” –come la definisce Don Mario Cascone- fondata sull’“Amore e Riparazione al Sacro Cuore di Gesù”, e concretizzata nella sua vita di carità e donazione ai più bisognosi.
LA SPIRITUALITÁ DEL SACRO CUORE
VISSUTA DALLA BEATA MARIA SCHININÁ
FONDATRICE DELL’ISTITUTO DELLE SUORE DEL SACRO CUORE
La spiritualità di Maria Schininà, Suor Maria del Sacro Cuore, va letta in profondità e nel suo realizzarsi. Essa ha un elemento di fondo: il Cuore aperto di Gesù sulla Croce da cui attinse l’amore per i “poveri dei poveri”, che contraddistinse la sua vita e la sua opera, e la forza e il coraggio per superare difficoltà di ogni genere. Una spiritualità “cardio – Cristo – centrica” –come la definisce Don Mario Cascone[1]– fondata sull’“Amore e Riparazione al Sacro Cuore di Gesù”, e concretizzata nella sua vita di carità e donazione ai più bisognosi.
Maria Schininà ha vissuto da figlia del Sacro Cuore. “Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi”.[2] Nei figli si cercano i lineamenti, i tratti di somiglianza con i propri genitori e i figli che amano i genitori e sono orgogliosi di loro cercano di copiarne gli atteggiamenti e di imitarli in tutto. Maria Schininà ha voluto riprodurre in sé i lineamenti di Cristo. Come il Signore Gesù che “pur essendo di natura divina… svuotò se stesso assumendo la condizione di servo, diventando simile agli uomini”[3] Maria Schininà ha abbandonato le agiatezze della sua famiglia, ogni posizione di benessere e, vestendo da popolana, si è buttata a capofitto nella ricerca dei poveri, che nei tuguri o in qualche sottoscala giacevano in disumano abbandono. Dalla contemplazione del Cuore aperto di Cristo sulla Croce trasse il movente di tutto il suo operare e l’obiettivo verso cui indirizzare ogni sua attività e la sua stessa esistenza, spesa nell’“amare e riparare” il Sacro Cuore, disprezzato nei fratelli bisognosi ed emarginati. Sull’esempio di Gesù che non è “venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita…”[4], Maria Schininà, dopo aver capito a che cosa la chiamava il Signore, dedicò la sua vita al servizio dei poveri di ogni genere: orfani, anziani, carcerati, ammalati soli e abbandonati che andava a scovare nei luoghi, dove regnava ogni sorta di miseria e di sofferenza, peccatori ostinati e privi di scrupoli…, e si prodigò con ogni mezzo per la salvezza della anime. Diceva alle Suore: “Noi siamo per i poveri e dobbiamo tutte sacrificarci per i poveri”. Ha incarnato e vissuto l’“imparate da me che sono mite ed umile di cuore”.[5] Hanno testimoniato di lei: “caratteristica di Suor Schininà era la sua umiltà… un carattere amabilissimo, sensibile, costante, amabile… La più umile delle Suore”.[6]
La devozione al Sacro Cuore di Gesù in Maria Schininà non fu staccata dalla persona del Cristo,[7] non fu di tipo sentimentale o un esercizio di pratiche superficiali, ma, in stretto rapporto con il mistero di Cristo, fu l’incontro con una persona, una relazione interpersonale con il Figlio di Dio fatto uomo. Così esortava le prime Suore: “L’amore è vero anche quando è privo di sentimento. L’amore di Dio non consiste nei rapimenti di spirito, nelle dolcezze spirituali o nelle visioni, ma nella distruzione della nostra volontà e di tutte noi stesse per amor di Dio…, nella decisione di voler scegliere la Volontà di Dio al disopra di tutte le altre cose”, e questo ad imitazione del Figlio di Dio che ha fatto “suo cibo” la Volontà del Padre.[8] Questa profonda adesione alla Volontà di Dio ha inciso profondamente nella sua scelta vocazionale. Il suo Amore a Gesù Eucaristia la spingeva verso il dono totale di sé nella vita contemplativa. Voleva consacrarsi al Signore in un Monastero di clausura a Malta, ma invitata dall’Arcivescovo di Siracusa a continuare le opere di carità intraprese nella sua città, rinunciò al suo ideale di contemplativa e ubbidì senza esitazioni, convinta che la volontà dei suoi Superiori era per lei l’espressione della volontà di Dio[9]. La sua devozione al Sacro Cuore si identificava con la devozione alla SS. Eucaristia che ella coltivava e viveva fin dalla sua giovinezza, quando ancora non aveva abbandonato gli agi e lo stile di vita del suo ceto[10], rimanendo a lungo in preghiera davanti al Tabernacolo. Spesso anche da casa sua soleva mettersi in preghiera volgendo lo sguardo alla cupola della vicina Chiesa di S. Giovanni Battista, oltre la quale il suo sguardo sapeva incontrare quello di Gesù Eucaristia vivo e vero, prigioniero di amore nel Tabernacolo.
Hanno attestato di lei i Consultori Teologi “Ciò che rende più significativa la devozione della Serva di Dio al Sacro Cuore è appunto l’identificazione della devozione al Sacro Cuore con la devozione alla SS. Eucaristia”[11].
Pienamente compresa della grandezza del mistero eucaristico, dove vibra l’amore del Cuore di Cristo che si è lasciato svuotare sulla croce perfino delle ultime gocce di Sangue e acqua per purificare l’uomo dal peccato e ridargli la vita vera, Maria Schininà si prodigava in ogni modo perché tutti si accostassero alla S. Comunione e conoscessero la grandezza della misericordia di cui è ricco il Cuore di Gesù e per questo organizzava incontri di catechesi e di evangelizzazione in orari, tempi e luoghi convenienti e adeguati ai bisogni degli ascoltatori, che spesso erano operai e lavoratori reduci dalla fatica di dure giornate di lavoro. Volle che si solennizzasse il giorno della Prima Comunione, perché restasse impresso nei bambini il ricordo del loro primo incontro con Gesù e intanto si preoccupava e si occupava della loro preparazione con una catechesi adeguata alla loro età e alle loro capacità e condizioni.
Voleva dissetare la sete di Gesù che – diceva – è sete di anime, portando a Lui tutti i cuori e facendo conoscere a quanti più poteva la misericordia e l’amore del Cuore di Gesù che supera ogni conoscenza.[12] Lo spasimo della sete di anime di Gesù aveva catturato completamente il suo cuore e questo la portava a vivere profondamente unita al Cuore Eucaristico di Gesù ed inevitabilmente a donarsi senza riserva ai poveri bisognosi, agli ultimi, nei cui volti emaciati e sfigurati vedeva lo stesso volto sfigurato e deriso del Cristo sulla croce. In lei c’era un unico amore: quello a Gesù Eucaristia che si riversava nella carità con cui amava i poveri. Diceva: “Mentre Egli se ne sta chiuso nel Tabernacolo per noi, non ci accorgiamo che ci viene incontro visibilmente nel nostro prossimo bisognoso?… Se amiamo Lui, amiamo anche chi ce lo rappresenta!… L’amore di Dio è indivisibile dall’amore del prossimo, la misura dell’uno è anche misura dell’altro”. Provava tanto dolore per l’Amore grande del Cuore di Gesù non corrisposto, l’“Amore non amato” e questo le infondeva un profondo spirito di riparazione. “Il suo cuore vibrava con il Cuore Santissimo di Gesù” ha attestato il Servo di Dio, Mons. Giovanni Iacono[13], nella sua deposizione al Processo di Canonizzazione della Beata[14]. Ad imitazione di Gesù che non era “venuto per i giusti, ma per i peccatori”,[15] con particolare intuito si portava ad incontrare, a visitare quasi sul letto di morte, persone ostili alla religione e lontani dalla Chiesa, e questo anche più volte, riuscendo a trovare le parole giuste e convincenti per riportarle al Signore e fare sperimentare loro l’Amore e la tenerezza del Cuore del Padre. Non temeva luoghi e persone che avrebbero potuto, come dicevano i benpensanti, intaccare la sua fama. Negli anziani e negli ammalati soli e abbandonati, che serviva con amore, vedeva “le membra sofferenti di Cristo” e si adoperava in ogni modo, per alleviarne le sofferenze e aiutarli a valorizzarle unendole a quelle di Cristo sulla Croce. Il suo amore per l’Eucaristia le faceva esclamare: “Io sento vera invidia verso la lampada eucaristica che si consuma per Gesù. Oh, come vorrei consumarmi per lui!”. Raccomandava alle sue figlie spirituali, le Suore della prima Comunità: “Dinnanzi a Gesù solennemente esposto non cercate libri. Gesù è il miglior libro, da Lui apprenderemo…”. La spiritualità cristologica di Maria Schininà era centrata sull’Eucaristia, espressione mirabile dell’amore redentivo di Gesù per l’umanità. Al nascente Istituto, di cui era la fondatrice, diede infatti il nome di: “Sorelle adoratrici del SS. Cuore di Gesù nel Sacramento”, in seguito sostituito con quello di “Suore del Sacro Cuore”. Nutriva grande fiducia nella Provvidenza, nell’aiuto del Sacro Cuore, diceva: “Siamo povere, ma se il Sacro Cuore ci manda altri poveri da soccorrere, Egli provvederà a tutto”. Parlava al Cuore di Gesù come figlia al Padre, con illimitata confidenza e fiducia: “O Cuore di Gesù, ci hai da pensare tu! La casa è tua, tu l’hai fondata!”. Aveva una premura tutta particolare per le piccole orfanelle, le amava come vere figlie, affidatele da Gesù, le voleva con sé nella casa religiosa perché ritrovassero quel clima di famiglia che loro era venuto a mancare. Riteneva la loro educazione “un’opera grande, un’opera apostolica… una cooperazione all’opera della maternità di Maria, in quanto ci applichiamo a formare i lineamenti di Gesù nelle anime delle fanciulle”. Voleva che le Suore fossero confidenti “fino all’audacia” nella bontà del Padre: “Andiamo a Dio con la semplicità dei piccoli che conoscono la loro incapacità – diceva – Egli dilaterà il nostro cuore per potere contenere il suo amore… Noi dobbiamo mettere tutte le nostre forze per santificarci, il Signore farà il resto”. Lasciò un inequivocabile orientamento della vita religiosa e del suo scopo: “Fare il bene, procurare la gloria di Dio, riparare l’amore non corrisposto… pregare e offrire lavoro e sacrifici per la salvezza delle anime… La preghiera, penetrata e fecondata dal sacrificio, attira [sulle anime] l’effusione delle grazie redentrici”
Si può dire che Maria Schininà ha riprodotto in sé i “lineamenti del Figlio” sino al suo “Consummatum est”. Consapevole di aver fatto, da parte sua, tutto quello che era possibile, sentendo che la sua vita si avvicinava alla fine, serenissima, disse: “Posso morire tranquilla, non ho bisogno di altro, l’Istituto non ha più bisogno di me…, nono ho altro desiderio [se non] che si compia in me la SS. Volontà di Dio” ed esclamò: “in manus tuas, Domine…”. Ultima sua proclamazione, quale suo testamento spirituale, è stata: “Amate, amatevi! Amate Gesù… amate le anime!”
Suor M.Vitalia Lorefice
[1] Sac. M. Cascone – DA CUORE A CUORE – Ragusa 1990 p.9
[2] Ef 5,1
[3] Ef 2, 6-7
[4] Mc 10,45
[5] Mt 11,29
[6] Da testimonianze varie nel Processo di Canonizzazione
[7] Cfr Positio super vita et virtutibus Mariae a Sacro Corde Jesu, pag. 383
[8] Cfr Gv 4,34
[9] Dagli Atti processuali, cfr Informatio pp.14 e 34)
[10] Maria Schininà, Fondatrice dell’Istituto delle Suore del Sacro Cuore, nacque a Ragusa il 10 aprile 1844, quinta di otto figli, da Giambattista Schininà dei Marchesi di Sant’Elia e dei Baroni di S. Filippo e del Monte e da Rosalia Arezzo dei Duchi di S. Filippo delle Colonne, una delle più quotate famiglie di Ragusa. Fu educata dai genitori a profondi principi cristiani ed istruita nei rudimenti letterari (come era uso allora) dal precettore di famiglia. Fino a 21 anni, favorita dalle agiatezze della società nobiliare e dalle sollecitazioni dell’età, assecondò il desiderio di volere emergere sulle coetanee, dandosi con trasporto, pur entro i limiti della morale, alla moda, alla danza e, soprattutto, alla musica. Tutto questo, però, non le dava la piena felicità cui il suo cuore aspirava. Alla morte del padre (1865) in lei si fanno strada profonde riflessioni sulle vanità della vita. Con coraggio invidiabile, rompe le leggi del conformismo e delle convenienze sociali e, smesso il suo nobile ed elegante vestiario, veste da popolana, da povera per andare a servire i poveri nelle dimore e nei quartieri più poveri della sua città, noncurante delle critiche e degli insulti da parte di parenti e amici del ceto nobiliare che la definivano: “pazza”. Era innamorata di Cristo e a Lui dedicò tutta la sua vita. Nel 1874 si associò all’Apostolato della Preghiera e si diede a propagare con zelo la devozione e il culto al Sacro Cuore. Nel 1877 fu nominata Direttrice delle Figlie di Maria, opera svolta con dedizione e impegno e che esercitò un benefico influsso presso la gioventù ragusana. La sua generosa carità verso i poveri, gli ammalati e gli abbandonati ed emarginati, se da una parte le procurava il disprezzo del ceto nobile , dall’altra parte le faceva riscuotere lodi e ammirazione dal popolo che aveva trovato in lei la madre, la sorella, la benefattrice. Volendo sfuggire a quanto la rendeva oggetto di ammirazione, voleva ritirarsi in un monastero di Clausura. Dissuasa da tale proposito dall’Arcivescovo di Siracusa e incoraggiata dallo stesso a continuare le opere di carità intraprese nella sua città, il 9 maggio 1889, insieme ad altre cinque giovani, diede inizio alla Congregazione delle Suore del Sacro Cuore, allo scopo di continuare nel tempo, come avviene fino ad oggi, l’opera da lei iniziata. Attraverso la sua coraggiosa carità, i carcerati, gli ammalati, gli emarginati, gli sfruttati, gli ostinati, le famiglie dissestate, gli atei, i poveri di ogni genere…, tutti hanno incontrato e conosciuto l’amore del Cuore divino e lei poteva appagare il suo anelito di dissetare la “sete di Gesù [che] è sete di anime” e “riparare l’amore [non accolto], non corrisposto” del Cuore di Cristo. Affrontò con audacia e fede le difficoltà e i sacrifici di ogni giorno, inerenti alla fondazione. E’ morta l’11 giugno 1910, dopo avere raccomandato, e lasciato come testamento, alle sue Suore: “Amate, amatevi, amate il Cuore di Gesù, amate le anime”. E’ stata Beatificata da S.S. Giovanni Paolo II il 04 novembre 1990.
[11] Relazione sull’eroicità delle virtù nel Processo di Canonizzazione
[12] Cfr Ef 3,19
[13] Mons. G. Iacono, Vescovo di Caltanissetta dal 1921 al 1956, da giovane ebbe ad incontrare più volte la Beata M: Schininà dalla quale ricevette incoraggiamenti e anche aiuti materiali circa la sua vocazione, nonché, in alcuni momenti di sconforto, l’asserzione: “vedrà, sarà sacerdote e anche oltre”
[14] cfr Positio… Vol. II (Summarium), p. 15
[15] cfr Mc 2,17