Sono trascorsi ormai tre anni dalla mia missione con le suore del Sacro Cuore di Ragusa. Ci siamo conosciute nel Luglio del 2015, in quell’occasione ho partecipato al Progetto Tenda nelle spiagge di Marina di Ragusa. Non credo di riuscire mai a dimenticare l’emozione di quei giorni. Ho incontrato Dio e ogni cosa è cambiata. È stato l’incontro più bello e importante della mia vita. È stato un incontro di salvezza, di rinascita. In questi anni ho partecipato a numerose iniziative proposte dalle suore, ma l’esperienza della Missione Popolare a Ragusa Ibla, nel mese di Maggio,è stata per me del tutto nuova. Ho conosciuto e toccato con mano delle realtà con le quali non avevo avuto modo di approcciarmi prima, come la prigione, le case di riposo, i fratelli ammalati nelle case e in ospedale. «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Abbiamo visitato gli anziani nelle case di riposo con l’intenzione di donare loro dei momenti di gioia. Insieme abbiamo cantato, danzato e pregato. Il loro volto è espressione di Cristo che chiede di essere amato nei più piccoli. Sull’esempio di Suor Santina Scribano, che dedicò la sua vita al servizio di Dio,accudendo e curando gli ammalati ,abbiamo percorso i corridoi dell’ospedale di Ragusa Ibla fermandoci a donare una parola, un gesto di conforto a chi aveva bisogno di sentirsi amato. Potrei scrivere di ogni momento vissuto in quei giorni,ma desidero soffermarmi sull’esperienza vissuta nelle carceri di Ragusa. La prigione è un luogo temuto, pensato, giustamente, come il luogo che priva della libertà e provoca sofferenza. Contrariamente ad ogni aspettativa neanche per un istante ho provato paura o fastidio nel condividere dei momenti con i carcerati, ma ho sentito l’amore e la potenza di Dio, ho fatto esperienza della Sua misericordia che sottolinea il nostro essere uomini, fratelli e sorelle, figli dello stesso Padre. Non siamo andati lì,infatti, per dimostrare che la nostra scelta di seguire il Signore ci rende buoni, non volevamo ricordare loro di essere peccatori. Nei momenti condivisi abbiamo vissuto nella gioia di Cristo che ci perdona semplicemente perché ci ama, aspetta che il nostro cuore scelga di seguirLo mentre il Suo amore ci raggiunge ovunque, anche dietro delle sbarre che sembrerebbero privarci della nostra libertà. Era tangibile la sofferenza degli ospiti di quella casa. Loro desiderano essere liberi, ma quella che desiderano non è solo una libertà che gli permetta di uscire a fare due passi. Vogliono essere liberi di scegliere il bene, liberi di avere un sogno che li renda felici e di inseguirlo. Desiderano possedere la libertà che nasce dall’incontro con Dio. Gesù non giudica, non punta il dito. Siamo uomini, nella fragilità sbagliamo e abbiamo bisogno di permettere a Colui che ci ha amati e desiderati dall’eternità di rialzarci, guarirci e renderci liberi. Porto nel mio cuore il ricordo di questi momenti nei quali ho ricevuto amore, ho gioito e ho trovato risposte in coloro che mi circondavano. Nel cammino verso Dio scopriamo l’amore, facendo esperienza della libertà che Egli ci dona troviamo la felicità.
Raffaella Battaglia