Giugno, il mese del Sacro Cuore, è appena trascorso e, nella tradizione della Chiesa, luglio comincia rendendo grazie per il Preziosissimo Sangue di Gesù. Il 1° Luglio si ricorda anche la memoria di Ester, regina, colei che nell’Antico Testamento mediò contro lo sterminio degli Ebrei, decretato da Serse su consiglio di Aman, suo primo ministro in Persia.
Così vogliamo ricordare il nome della nostra Madre Generale Suor Ester.
«Qual è la tua richiesta, regina Ester?» (Ester 7,2)
A questa domanda posta dal re persiano Serse, Ester esprime il suo desiderio: «che sia risparmiato il mio popolo». Al di là della storicità di questo libro, dal racconto viene fuori una regalità che non è quella che intendiamo noi. La regalità di Ester sta nella fierezza di riconoscersi figlia del Dio di Israele e nel voler prendere le difese del suo popolo con audacia e coraggio.
La storia è ambientata nel V secolo a.C., quando il popolo ebraico vive l’esilio, quando è chiamato a vivere la propria fedeltà e religiosità in terra straniera, lì dove non c’è nulla di familiare o nulla che sembri infondere speranza.
Grazie alla sua capacità di rischiare, Ester mostra la presenza nascosta di Dio, che al momento opportuno suggerisce l’azione giusta da fare e rovescia le sorti di un popolo in difficoltà. Il libro di Ester viene letto infatti durante la festa ebraica dei Purìm, parola che in una lingua semitica richiama le sorti. Cos’è la sorte? Noi per “sorte” intendiamo una forza che regola le vicende umane senza che la volontà dell’uomo possa fare qualcosa; nella fede s’intende invece l’azione umana che ascoltando la voce di Dio, crea la differenza, e vince il male con il BENE, come nel caso di Ester, una donna intraprendente che si sente responsabile dei suoi fratelli e sorelle e agisce per loro.
Il nome Ester ha tre significati: mirto (quel frutto da cui si produce un liquore gustoso), dèa e stella. Auguriamo alla nostra Madre Ester di avere quel gusto e quella luminosità divina che vengono da una risposta sincera a Dio per “rovesciare le sorti”, innalzare gli umili e aver cura della nostra Famiglia religiosa, membro vivo della Chiesa, e dei fratelli e sorelle più deboli.